Esame del voto

Prospettive repubblicane

di Francesco Nucara

E’ stato scritto che sappiamo chi ha perso le elezioni amministrative di metà maggio (Berlusconi) ma non chi le ha vinte.

Claudio Magris sul "Corriere della Sera" scrive qualche giorno fa che a lui sembra eccessiva l’euforia di Bersani, forse si riferiva ai festeggiamenti a Piazza del Pantheon a Roma con il redivivo Prodi, anch’egli sul palco. La sconfitta indubbia del Pdl e dei suoi alleati non porta però alla conclusione che il Pd ha vinto. Tutt’altro. Nelle due città simbolo di questa tornata elettorale il Pd ne è uscito sonoramente sconfitto. Alle primarie di Milano infatti, il Pd aveva candidato l’architetto Boeri ma passò Pisapia che poi vinse le elezioni al ballottaggio. A Napoli, addirittura, Bersani dopo aver annullato le tanto decantate primarie aveva candidato il prefetto Morcone, ma questi non riesce nemmeno ad arrivare al ballottaggio e la vittoria è appannaggio di De Magistris, che fino a poco tempo fa sbeffeggiava il Presidente della Repubblica, punto di riferimento e garante per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia. Né miglior sorte è toccata a Cagliari dove vince Zedda (Sel) alle primarie e al ballottaggio.

E con buona pace dell’on. Giachetti, che in una trasmissione televisiva enfatizza la democrazia delle primarie adottata dal Pd, in Calabria non si sono fatte le primarie e il Pd ha perso nella roccaforte della sinistra calabrese, Cosenza, dove non è riuscito a portare al ballottaggio nemmeno il sindaco uscente. Alla provincia di Reggio Calabria ha candidato il presidente uscente che è riuscito ad arrivare al ballottaggio dove però è stato battuto.

Forse se si vuole adottare il metodo delle primarie è necessaria una legge ad hoc. Su questo argomento ci ritorneremo.

Quindi nelle città simbolo e anche in quelle importanti il Pd è ostaggio di Vendola e Di Pietro. Bersani ("Corriere della Sera" del 5 giugno) propone, malgrado tutto, la Santa Alleanza per sconfiggere Berlusconi. Auguri anche a Casini se dovesse accedere ad una proposta del genere. Si tratterebbe di proporre il cosiddetto modello Macerata dove è stato eletto un sindaco Udc con l’appoggio della cosiddetta sinistra. E perché non proporre il modello Cosenza dove un sindaco Udc è stato candidato ed eletto con il sostegno del centrodestra?

Come scrive Luca Ricolfi sul "La Stampa" del 1° giugno: "La percentuale dei consensi di Udc, Fli, Api uscita dalle urne è di poco superiore a quella della sola Udc nel 2008".

Addio Terzo Polo? Vedremo. Anche Bersani, sempre secondo Ricolfi, ottiene una percentuale inferiore a quella ottenuta dall’allora segretario Veltroni nel 2008. E’ verosimile che i voti persi siano finiti tra gli astenuti, ed è ancora più verosimile che siano andati ai partiti cosiddetti "arrabbiati" e antisistema (Sel, Idv, Grillini).

Il crollo del Pdl ha trascinato verso la sconfitta anche il Pri. Malgrado gli sforzi meritevoli di alcuni amici (Milano, Trieste, Ragusa, ecc, ecc) non è stato possibile rientrare nella Istituzioni dove in questi anni si era operato con onore e prestigio. La diminuzione dei seggi nei consigli comunali e provinciali ha fatto il resto.

L’encomiabile sforzo fatto a Napoli, per costruire una lista prestigiosa che ci avrebbe consentito di tornare in Consiglio Comunale con la lista dell’Edera si è rivelato inutile, almeno per ora, causa il tonfo di Lettieri.

A Reggio Calabria si è confermata la rappresentanza repubblicana sia al Comune che alla Provincia.

I complimenti agli amici di Cesenatico e in particolare a Bruna Righi per il successo ottenuto dopo anni di sacrifici e ostacoli esterni ed interni.

Non ci dilunghiamo nei dettagli, che volendo possiamo affrontare nella ormai prossima Direzione Nazionale.

Anche nel nostro Partito cominciano agitazioni, nervosismi e interrogativi sul che fare. Berlusconi ha perso! E adesso? Bisognerebbe dirlo a chi voleva trascinarci nel Pdl…

I repubblicani non devono guardare ai guai altrui. Congressualmente è stata definita una ben chiara linea politica che consiste nel ribadire quanto abbiamo sostenuto nel 45° Congresso Repubblicano e nel Convegno di Milano dell’ottobre 2007.

Sarà questo il nostro progetto da perseguire, con il coinvolgimento reale di quanti ci credono e vogliono contribuire concretamente al progetto liberaldemocratico.

In questo momento storico andare a destra o a sinistra ci porterebbe a determinare la fine di una nobile storia, apprezzata anche dagli avversari politici. Anche se gli avversari di oggi possono essere gli alleati di domani. Ritornando all’inizio, preme ribadire, ancora una volta che i repubblicani non appartengono alla razza badogliana, pronta a scappare quando non si vedono più prebende all’orizzonte.

I repubblicani nella loro lunga storia hanno sacrificato le loro vite per i loro ideali.

Oggi non dobbiamo sacrificare vite ma non vorremmo sacrificare il nostro onore di uomini liberi.

Troveremo il sistema per dire al mondo intero, e non soltanto agli italiani, chi siamo e quello che vogliamo (Mazzini docet), per esempio mettendo on-line la "Voce" in più lingue.

E’ un utopia? E che cos’è la politica senza utopia? Mera gestione quotidiana del potere senza il perseguimento di un progetto di società più giusta guardando all’avvenire.